Nella notte fra il 7 e l’8 Dicembre, che precede la festa della Immacolata, si svolgono a Calatafimi delle cene notturne tradizionali, all’insegna dell’abbondanza, dette “tavulidde”. Esse sono ciò che resta di antichi riti propiziatori (la festa della Immacolata infatti coincide con il momento agrario della semina) e di iniziazione (i giovani hanno in questa occasione, spesso per la prima volta, l’autorizzazione a restare fuori casa fino al mattino).
Quella stessa notte, prima dell’alba, si svolge per le vie del paese la processione della ‘Mmaculatedda (“Piccola Immacolata”), detta così per le ridotte dimensioni del simulacro dell’Immacolata. Essa ha inizio dalla chiesa di San Michele* alle ore 4,00 del mattino. I fedeli l’accompagnano non con le tradizionali candele votive, ma con le “ciaccule”, fiaccole fatte con fasci di steli secchi di una pianta detta “disa” (“ampelodesma”). La processione notturna della “’Mmaculatedda” è aperta da due file di devoti con la “ciaccula” accesa, segue il simulacro della ’Mmaculatedda, portato a spalla, e poi il popolo dei fedeli. La processione non è accompagnata dal ritmo del tamburo, né dal suono della banda; ma durante il tragitto, ad intervalli regolari, voci possenti gridano nella notte, scandendole, antiche acclamazioni in onore della Vergine Immacolata («E che è bedda, e che è illibbata!», «Trema lu ‘nfernu e triunfa Maria!», «A onta di Lucifaru ‘nfirnali!», «Sintennu lu nomu di Maria lu ‘nfernu trema!» ed altre) a cui il popolo dei fedeli risponde, acclamando ad una sola voce: «Viva Maria ‘Mmaculata!».